giovedì 29 marzo 2012

Lungo la nuda terra

Lungo la nuda terra della strada
sboccia l'ora fiorita,
biancospino solingo,
d'umile valle nella svolta ombrosa.

Il salmo vero torna
oggi con voce tenue
al cuore, e sulle labbra
la parola interrotta e trepidante.

Dormono i vecchi mari miei; si smorza
il suono delle spume
sopra la spiaggia sterile.

Lontano va la bufera nella nube torva.
Torna la pace in cielo;
la brezza tutelare ancora aromi
sparge sui campi, e nella benedetta
solitudine appare la tua ombra. 


Antonio Machado y Ruiz


sabato 24 marzo 2012

Felicità

La giovanezza cupida di pesi
porge spontanea al carico le spalle.
Non regge. Piange di malinconia.

Vagabondaggio, evasione, poesia,
cari prodigi sul tardi! Sul tardi
l'aria si affina ed i passi si fanno
leggeri.
oggi è il meglio di ieri
se non è ancora la felicità.

Assumeremo un giorno la bontà
del suo volto, vedremo alcuno sciogliere
come un fumo il suo inutile dolore.

Umberto Saba

giovedì 22 marzo 2012

Poesia facile

Pace non cerco, guerra non sopporto
tranquillo e solo vo pel mondo in sogno
pieno di canti soffocati. Agogno
la nebbia ed il silenzio in un gran porto.

In un gran porto pien di vele lievi
pronte a salpar per l'orizzonte azzurro
dolci ondulando, mentre che il sussurro
del vento passa con accordi brevi.

E quegli accordi il vento se li porta
lontani sopra il mare sconosciuto.
Sogno. La vita è triste ed io son solo.

O quando o quando in un mattino ardente
l'anima mia si sveglierà nel sole
nel sole eterno, libera e fremente.

Da Canti orfici

Dino Campana

martedì 20 marzo 2012

L'amore, quando si rivela

L'amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare.

Chi vuol dire quel che sente
Non sa quel che deve dire.
Parla: sembra mentire...
Tace: sembra dimenticare...

Ah, ma se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che stanno amandola!

Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quello che sente
Resta senz'anima né parola,
Resta solo, completamente!

Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrò più parlarle,
Perché le sto parlando...

Fernando Pessoa

domenica 18 marzo 2012

Lamento per il Sud

La luna rossa, il vento, il tuo colore
di donna del Nord, la distesa di neve...
Il mio cuore è ormai su queste praterie,
in queste acque annuvolate dalle nebbie.
Ho dimenticato il mare, la grave
conchiglia soffiata dai pastori siciliani,
le cantilene dei carri lungo le strade
dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie,
ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru
nell'aria dei verdi altipiani
per le terre e i fiumi della Lombardia.
Ma l'uomo grida dovunque la sorte d'una patria.
Più nessuno mi porterà nel Sud.

Oh, il Sud è stanco di trascinare morti

in riva alle paludi di malaria,
è stanco di solitudine, stanco di catene,
è stanco nella sua bocca
delle bestemmie di tutte le razze
che hanno urlato morte con l'eco dei suoi pozzi,
che hanno bevuto il sangue del suo cuore.
Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti,
costringono i cavalli sotto coltri di stelle,
mangiano fiori d'acacia lungo le piste
nuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse.
Più nessuno mi porterà nel Sud.

E questa sera carica d'inverno

è ancora nostra, e qui ripeto a te
il mio assurdo contrappunto
di dolcezze e di furori,
un lamento d'amore senza amore.

 
Salvatore Quasimodo

giovedì 15 marzo 2012

Senza titolo

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere un'etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore ed una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.


Jorge Luis Borges

martedì 13 marzo 2012

Hymn

E quando mi hai mostrato il Ponte Di Brooklyn
Al mattino,
Ah, Dio,
E la gente che scivolava sul ghiaccio per strada,
due volte,
due volte,
due persone diverse
sopraggiunsero, andavano a lavorare,
Così serie e volenterose,
Col loro penoso Daily News
In pugno
Scivolarono sul ghiaccio & caddero
Entrambe nel giro di 5 minuti
E io scoppiai in un dirotto pianto
Fu allora che m'insegnasti a piangere, Ah
Dio, Quel mattino,
Ah, Tu
Con me appoggiato al lampione ad asciugarmi
Gli occhi,
gli occhi,
nessuno sapeva che avevo pianto
e poi che gliene fregava
ma Oh ho visto mio padre
e la madre di mio nonno
e le lunghe file di sedie
e gli astanti che piangevano e il morto,
Ahimè, sapevo che Tu Iddio
Avevi dei piani migliori di quello
Così qualsiasi sia il tuo piano per me
Spaccatore di maestà
Fa che sia un lampo
Una folgore
Fa che sia uno schioccar di dita
Riportami a casa dalla Madre Eterna
Oggi stesso
Sempre a tua disposizione
(e fino a quel dì)


Jack Kerouac

venerdì 9 marzo 2012

[Sussurri di sera : della seta]

Sussurri di sera: della seta
la mano semina.
Sussurri di notte: della seta
la bocca spiana.
                       Computo
di tutte le diurne gelosie -
                                      vampa
d'ogni antico. Le labbra - serrate.
E si smorza
il dissidio
nel sussurro...
E foglia
nel vetro...
Primo fischio d'un uccello.
Quanto puro! E - sospiro.
E - scompare. Non sento.
Non quello...
E sussulta
la spalla.

Nudo
Nulla
Finto
Fine

E in tanta vanità di vanità
una spada: l'aurora.


Marina Cvetaeva

martedì 6 marzo 2012

Una furtiva lagrima

Nel citare il tema dell'imprescindibile rapporto fra musica e poesia, pochi ricordano i felici esperimenti dei librettisti d'opera lirica, che nel corso del XIX sec, diedero vita, insieme ad altrettanto grandi compositori, a insuperati capolavori.
Si trattava, spesso, di personalità eminenti nell'ambiente culturale dell'epoca, dove operavano come critici, scrittori, poeti.
Felice Romani era uno di questi: critico musicale e poeta, scrisse un centinaio di libretti per i più grandi operisti italiani.
Suo il testo di una delle romanze più memorabili, "Una furtiva lagrima", tratta dall'Elisir d'Amore di Gaetano Donizetti, cantata da Nemorino, nella terza scena del secondo atto, nel momento in cui si accorge di una lacrima che spunta dagli occhi di Adina, la donna da lui amata, e capisce così che lei lo ricambia.
 Buona lettura e buon ascolto

Una furtiva lagrima
negli occhi suoi spuntò:
Quelle festose giovani
invidiar sembrò.
Che più cercando io vò?
M'ama! Sì, m'ama, lo vedo.
Un solo istante i palpiti
del suo bel cor sentir!
I miei sospir, confondere
per poco a' suoi sospir!
I palpiti, i palpiti sentir
confondere i miei co'suoi sospir!
Cielo! Si può morir!
Di più non chiedo, non chiedo.
Ah, cielo! Si può morir d'amor.



sabato 3 marzo 2012

Pasolini intervista Ungaretti

Appurato che gli Italiani, di fronte a delle domande generali, oppongono una serie di innocenti e un po' balordi NO COMMENT, vediamo un po' cosa succede di fronte a una domanda precisa, brutale, bruciante, come, per esempio, l'omosessualità.




da Comizi d'amore (1964)