sabato 14 settembre 2013

Spleen

Le rose erano tutte rosse
e le edere tutte nere.

Cara, per poco che ti scosti,
rinascono tutte le mie disperazioni.

Il cielo era troppo azzurro, troppo tenero,
il mare troppo verde e l'aria troppo dolce.

Temo sempre - c'è da aspettarselo -
qualche atroce tua fuga.

Dell'agrifoglio dalla foglia laccata
e del lucido bosso sono stanco,

e della campagna infinita
e di tutto, ahimè, fuorché di te!


Paul Verlaine

lunedì 15 luglio 2013

Le passanti (da una poesia di Antoine Paul)

Io dedico questa canzone
ad ogni donna pensata come amore,
in un attimo di libertà,
a quella conosciuta appena
non c'era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più

A quella quasi da immaginare
tanto di fretta l'hai vista passare
dal balcone a un segreto più in là
e ti piace ricordarne il sorriso
che non ti ha fatto e che tu le hai deciso
in un vuoto di felicità

Alla compagna di viaggio,
i suoi occhi il più bel paesaggio
fan sembrare più corto il cammino
e magari sei l'unico a capirla
e la fai scendere senza seguirla
senza averle sfiorato la mano

A quelle che sono già prese
e che vivendo delle ore deluse
con un uomo ormai troppo cambiato
ti hanno lasciato, inutile pazzia,
vedere il fondo della malinconia
di un avvenire disperato

Immagini care per qualche istante
sarete presto una folla distante,
scavalcate da un ricordo più vicino.
Per poco che la felicità ritorni
è molto raro che ci si ricordi
degli episodi del cammino

Ma se la vita smette di aiutarti
è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste,
dei baci che non si è osato dare,
delle occasioni lasciate ad aspettare,
degli occhi mai più rivisti

Allora nei momenti di solitudine
quando il rimpianto diventa abitudine,
una maniera di viversi insieme,
si piangono le labbra assenti
di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere

Fabrizio De Andrè

mercoledì 6 marzo 2013

Sonetto #98

In primavera sono stato assente,
quando Aprile, superbo e fastoso,
in tutto era tanto effervescente
da fare il grave Saturno festoso.
Ma né canti di uccelli, o profumate
e colorate varietà di fiori,
m'hanno ispirato storie d'estate,
o a coglierli da dove vengon fuori.
Né mi stupiva il giglio, e neppure
il profondo vermiglio della rosa:
erano solo amabili figure
di te, modello d'una e d'altra cosa.
  Sembrava inverno, tu non c'eri: a me,
  toccò giocar con quelli, ombre di te.

William Shakespeare


giovedì 24 gennaio 2013

L'agave su lo scoglio (S'è rifratta la calma)

S'è rifratta la calma
nell'aria: tra gli scogli parlotta la maretta.
Sulla costa quietata, nei broli, qualche palma
a pena svetta.

Una carezza disfiora
la linea del mare e la scompiglia
un attimo, soffio lieve che vi s'infrange e ancora
il cammino ripiglia.

Lameggia nella chiaria
la vasta distesa, s'increspa, indi si spiana beata
e specchia nel suo cuore vasto codesta povera mia
vita turbata.

O mio tronco che additi,
in questa ebrietudine tarda,
ogni rinato aspetto coi germogli fioriti
sulle tue mani, guarda:

sotto l'azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:
'più in là'!

Eugenio Montale

martedì 1 gennaio 2013

A mio fratello Giorgio

Molti prodigi ho veduto stamane:
il sole, che col primo bacio terse le lacrime
dagli occhi dell'aurora; le corone d'alloro
degli eletti, chine sull'aureo manto della sera;
l'oceano, verdeazzurro, sterminato,
e scogli, navi, grotte, aneliti e terrori;
e la sua voce arcana che, a chi l'ode,
fa meditare quello che sarà o è stato.
E anche ora, Giorgio, che ti dedico il verso,
Cinzia fra coltri di seta appena si profila,
come fosse una sposa alla sua prima notte,
e lascia intravedere le amorose giostre.
Ma che sarebbero i prodigi in mare e in cielo
senza averti compagno al mio pensiero.
         John Keats


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