domenica 22 aprile 2012
Vides ut stet
Guarda come candido di neve svetta il Soratte! Già cedono i rami
stremati dal peso e i fiumi ristanno
stretti da acuto gelo.
Dissolvi il freddo, copiosa aggiungendo
legna alla fiamma e prodigo mesci,
Taliarco, vino di quattro anni
dall'anfora sabina a doppia ansa.
Lascia che gli Dei pensino al resto,
ché non appena i venti in lotta
sul mare ribollente placano ecco,
non s'agitano più i cipressi e i vecchi orni.
Cosa ti riserva domani, non chiedere.
ma ciascun giorno che il fato t'aggiunge
metti a guadagno e non sdegnare, giovane,
i dolci amori, e non le danze,
finché nell'eta verde triste canizie
ti è lontana. Ora torna a cercare
il campo e le piazze e i tenui sussurri
all'ora convenuta della sera,
e il riso delizioso che tradisce
la giovane nascosta nell'oscuro
canto, e il pegno che le cogli dai polsi
da un dito, a lei che appena resiste.
Quinto Orazio Flacco
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