mercoledì 29 febbraio 2012

John Keats, lettere d'amore per Fanny Brawne

Un articolo scritto da me, sulla testata online wakeupnews, su John Keats e la intensa corrispondenza che intrattenne col suo unico grande amore Fanny Brawne, poco prima di morire

 http://www.wakeupnews.eu/john-keats-lettere-damore-per-fanny-brawne/

lunedì 27 febbraio 2012

Ricordo il meraviglioso istante

Ricordo il meraviglioso istante: davanti a me apparisti tu,
come una visione fugace, come il genio della pura bellezza.

Nei tormenti di una tristezza disperata, nelle agitazioni di una
 rumorosa vanità,
suonò per me a lungo la tenera voce, e mi apparvero in sogno
 i cari tratti.

Passarono gli anni. Il ribelle impeto delle tempeste disperse i sogni
di una volta
e io dimenticai la tua tenera voce, i tuoi tratti celestiali.

Nella mia remota e oscura reclusione trascorrevano quietamente
 i miei giorni
senza divinità, senza ispirazione, senza lacrime, senza vita, senza
amore.

Ma venne dell'anima il risveglio: ed ecco di nuovo sei apparsa tu,
come una visione fugace, come il genio della tua pura bellezza.

E il cuore batte nell'inebriamento, e sono per esso risuscitati di
 nuovo
e la divinità e l'ispirazione, e la vita, e le lacrime e l'amore.

Aleksandr Puskin

domenica 26 febbraio 2012

Che mi ami tu lo dici, ma con una voce...

Che mi ami tu lo dici, ma con una voce
più casta di quella d'una suora
che per sé sola i dolci vespri canta,
quando la campana risuona -
Su, amami davvero!

Che mi ami tu lo dici, ma con un sorriso
freddo come un'alba di penitenza,
Suora crudele di San Cupido
Devota ai giorni d'astinenza -
Su, amami davvero!

Che mi ami tu lo dici, ma le tue labbra
tinte di corallo insegnano meno gioia
dei coralli del mare -
Mai che s'imbroncino di baci -
Su, amami davvero!

Che mi ami tu lo dici, ma la tua mano
non stringe chi teneramente la stringe.
È morta come quella d'una statua.
Mentre la mia brucia di passione -
Su, amami davvero!

Su, incendiamoci di parole
e bruciandomi sorridimi - stringimi
come devono gli amanti - su, baciami.
E l'urna, poi, delle mie ceneri seppelliscila nel tuo cuore -
Su, amami davvero!


John Keats

Poesia d'amore per Berto

Tutti i baci di Lesbia e di Catullo
e gli altri dell'amante più vorace
e di quello più incauto ed estenuato
- d'inverno con la lampada azzurrata
e l'improvviso stupore dell'alba,
nei pomeriggi lunghi dell'estate -
noi ci scambiammo come il dono estremo
che doveva bastarci dentro l'attimo
che in un attimo solo ci toccava.



Elio Pecora

venerdì 24 febbraio 2012

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
4per mare andasse al voler vostro e mio;

sì che fortunal od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
8di stare insieme crescesse ’l disio.

E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
11con noi ponesse il buono incantatore:

e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
14sì come i’ credo che saremmo noi.


Parafrasi
Guido, io vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per magia
e messi su un vascello, che ad ogni soffio di vento
andasse per mare secondo il vostro e mio desiderio;

sicché la mala sorte o il cattivo tempo
non ci potessero causare ostacoli,
anzi, vivendo accomunati dalla stessa volontà,
crescessero il desiderio di stare insieme.

E il buon mago (Merlino) ponesse con noi
poi la signora Vanna e la signora Lagia
insieme con quella che è la trentesima tra le sessanta donne più belle (di Firenze):

e qui parlassimo sempre d'amore,
e ognuna di loro fosse contenta,
così come io credo che saremmo noi.


 Da Rime (LII)

Dante Alighieri

Brezza marina

La carne è triste, ahimè! e ho letto tutti i libri.

Fuggire là, fuggire! Io sento uccelli ebbri


D'esistere tra cieli ed ignorate spume.


O notti! né il chiarore deserto del mio lume


Sulla pagina vuota che il candore difende,


Riterrà questo cuore che al mare si protende,


Né la giovane donna che allatta ad una culla,


Né antichi parchi a specchio d'occhi pensosi, nulla

.
Io partirò! Veliero dall'alta alberatura,


Salpa l'ancora verso un'esotica natura!


Un Tedio, desolato dalle speranze inani,


Crede ancora all'addio supremo delle mani!


E questi alberi forse, amici alle-tempeste,


Sono quelli perduti che il vento adesso investe,


Perduti, senza vele, né verdi isole ormai...


Ma tu, mio cuore, ascolta cantare i marinai!



Stéphane Mallarmé

giovedì 23 febbraio 2012

Le Pleiadi

 Un accorato omaggio di Vinicio Capossela all'antica Grecia, attraverso le parole di Saffo







mercoledì 22 febbraio 2012

Versi#14



 Tramontata è la luna e le Pleiadi:
 
a mezzo è la notte:
 
il tempo trascorre;
 
e io dormo sola.


Saffo

L'infinito

 Sempre caro mi fu quest'ermo colle,

E questa siepe, che da tanta parte

 
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.


Ma sedendo e mirando, interminati


Spazi di là da quella, e sovrumani


Silenzi, e profondissima quiete


Io nel pensier mi fingo; ove per poco


Il cor non si spaura. E come il vento


Odo stormir tra queste piante, io quello


Infinito silenzio a questa voce


Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,


E le morte stagioni, e la presente


E viva, e il suon di lei. Così tra questa


Immensità s'annega il pensier mio:


E il naufragar m'è dolce in questo mare.


Giacomo Leopardi

lunedì 20 febbraio 2012

Son tanto brava

Son tanto brava lungo il giorno.
Comprendo, accetto, non piango.
Quasi imparo ad aver orgoglio
quasi fossi un uomo.
Ma, al primo brivido di viola in cielo
ogni diurno sostegno dispare.
Tu mi sospiri lontano:
<Sera, sera dolce e mia!>
Sembrami d'aver fra le dita la
stanchezza di tutta la terra.
Non son più che sguardo,
sguardo sperduto, e vene.



Sibilla Aleramo

domenica 19 febbraio 2012

Alicante


Un'arancia sul tavolo
Il tuo vestito sul tappeto
E nel mio letto, tu
Dolce dono del presente
Frescura della notte
Calore della mia vita.


  
 Jacques Prévert

Erba




Nessuna paura
che mi calpestino.
Calpestata, l'erba
diventa un sentiero.


(1974)
 Blaga Dimitrova
 

sabato 18 febbraio 2012

Anche se il vento copre



Anche se il vento copre
la primavera, il popolo
canta alla notte.
L'ascolto io dal mio letto. Lascio
« La vita di Gesù ». Ardo a quel canto.



 Sandro Penna

venerdì 17 febbraio 2012

Febbraio

Febbraio.Prender l'inchiostro e piangere!
Scrivere di Febbraio a singhiozzi,
finchè il tempo piovoso scrosciante
brucia come una fosca primavera.

Prendere una carrozza. Per sei soldi
fra scampanio e stridere di ruote
recarsi là dove la pioggia torrenziale
strepita più che lacrime ed inchiostro.

Dove, come pere incenerite,
dagli alberi mille cornacchie
cadranno nelle pozze rovesciando
una secca mestizia sul fondo degli occhi.

Nereggiano di sotto gli spazi disgelati,
e il vento è solcato dai gridi,
e quanto più a caso, tanto più esattamente
si compongono i versi a singhiozzi.


Boris Pasternak

giovedì 16 febbraio 2012

Il mio futuro

Il capriccio di un attimo
mi ha rubato il futuro,
messo insieme a casaccio.
Voglio rifabbricarmelo piu' bello,
come l'ho sempre pensato.
Ricostruirlo su terreno solido
(le mie intenzioni).
Risollevarlo su colonne altissime
(i miei ideali).
Riaprirvi il passaggio segreto
dell'anima mia.
Rialzargli la torre scoscesa
della mia solitudine.



Edith Sodergran

martedì 14 febbraio 2012

Come ti amo?

Come ti amo? Lascia che ti annoveri i modi.
Ti amo fino agli estremi di profondità,
di altura e di estensione che l’anima mia
può raggiungere, quando al di là del corporeo
tocco i confini dell’Essere e della Grazia Ideale.
Ti amo entro la sfera delle necessità quotidiane,
alla luce del giorno e al lume di candela.
Ti amo liberamente, come gli uomini che lottano per la Giustizia;
Ti amo con la stessa purezza con cui essi
rifuggono dalla lode;
Ti amo con la passione delle trascorse sofferenze
e quella che fanciulla mettevo nella fede;
Ti amo con quell’amore che credevo aver smarrito
coi miei santi perduti, - ti amo col respiro,
i sorrisi, le lacrime dell’intera mia vita! - e,
se Dio vuole, ancor meglio t’amerò dopo la morte.


Elizabetth Barrett Browning

Supplica a mia madre

E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
 
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
 
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
 
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
 
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
 
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
 
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
 
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
 
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
 
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
 
 
Pier Paolo Pasolini

lunedì 13 febbraio 2012

L'uscita mattutina

Come scendeva fina
e giovane le scale Annina!
Mordendosi la catenina
d'oro, usciva via
lasciando nel buio una scia
di cipria, che non finiva.

L'ora era di mattina
presto, ancora albina.
Ma come s'illuminava
la strada dove lei passava!

Tutto Cors'Amedeo,
sentendola, si destava.
Ne conosceva il neo
sul labbro, e sottile
la nuca e l'andatura
ilare - la cintura
stretta, che acre e gentile
(Annina si voltava)
all'opera stimolava.

Andava in alba e in trina
pari a un'operaia regina.
Andava col volto franco
(ma cauto, e vergine, il fianco)
e tutta di lei risuonava
al suo tacchettio la contrada.



Giorgio Caproni

domenica 12 febbraio 2012

Il silenzio

Ho conosciuto il silenzio delle stelle e del mare
e il silenzio della città quando si placa
e il silenzio di un uomo e di una vergine
e il silenzio con cui soltanto la musica trova linguaggio
il silenzio dei boschi
prima che sorga il vento di primavera
e il silenzio dei malati quando girano gli occhi per la stanza
e chiedo: Per le cose profonde a che serve il linguaggio?

Un animale dei campi geme uno o due volte
quando la morte coglie i suoi piccoli
noi siamo senza voce di fronte alla realtà
noi non sappiamo parlare.
Un ragazzo curioso domanda a un vecchio soldato
seduto davanti alla drogheria:
Dove hai perduto la gamba?
E il vecchio soldato è colpito di silenzio e poi gli dice:
Me l’ha mangiata un orso
e il ragazzo stupisce
mentre il vecchio soldato muto rivive come un sogno
le vampe dei fucili
il tuono del cannone
le grida dei colpiti a morte
e se stesso disteso al suolo
i chirurghi dell’ospedale
i ferri
i lunghi giorni di letto
ma se sapesse descrivere ogni cosa
sarebbe un artista
ma se fosse un artista
vi sarebbero più profonde ferite che non saprebbe descrivere.

C’è il silenzio di un grande odio
e il silenzio di un grande amore
e il silenzio di una profonda pace dell’anima
c’è il silenzio degli dei che si capiscono senza linguaggio
c’è il silenzio della sconfitta
e il silenzio di coloro che sono ingiustamente puniti
e il silenzio del morente la cui mano stringe subitamente la vostra
c’è il silenzio che interviene tra il marito e la moglie
c’è il silenzio dei falliti
il vasto silenzio che copre le nazioni disfatte e i condottieri vinti
c’è il silenzio di Lincoln che pensa alla povertà della sua giovinezza
e il silenzio di Napoleone dopo Waterloo
e il silenzio di Giovanna D’Arco
che dice fra le fiamme Gesù benedetto
e c’è il silenzio dei morti.

Se noi che siamo vivi non sappiamo parlare di profonde esperienze
perché vi stupite che i morti non vi parlino della morte?
Il loro silenzio avrà spiegazioni quando li avremo raggiunti.


Edgar Lee Masters

sabato 11 febbraio 2012

Il canto del destino

Voi che lassù vi aggirate nella luce
sul soffice suolo, o beate divinità!
Rilucenti, divini aliti
lievemente vi sfiorano,
come dita d'artista
le sacre corde.
Indifferenti al fato, come addormentati
poppanti, respirano gli abitatori del cielo;
castamente custodito
in piccola gemma
fiorisce per sempre
per loro lo spirito,
e gli occhi, beati,
guardano nel calmo
eterno chiarore.



Friedrich Holderlin

venerdì 10 febbraio 2012

Colui che tutto ha perduto

I
Risa di sole nella mia capanna
E le mie donne belle e flessuose
Eran palme alla brezza della sera
Scivolavano i figli sul gran fiume
Come morte profondo
E le mie piroghe lottavano coi coccodrilli
Materna, la luna s’univa alle danze
Frenetico e grave del tam-tam il ritmo
Tam-Tam di gioia Tam-Tam spensierato
Fra i fuochi di libertà


II
Poi un giorno, il silenzio...
Del sole i raggi parvero oscurarsi
Nella capanna d’ogni senso vuota
Le bocche rosse delle mie donne premevano
Le labbra dure e sottili dei conquistatori dagli occhi d’acciaio
E i figli miei lasciarono la quieta nudità
Per l’uniforme di ferro e di sangue
E più non ci siete, neppur voi
Tam-Tam delle mie notti, Tam-Tam dei miei padri
Le catene della schiavitù han straziato il mio cuore!

 

 Anonimo africano

giovedì 9 febbraio 2012

Pensieri notturni

Di fronte al mio letto la luna rischiara la terra

come riflessi di brina.

Alzo lo sguardo alla fulgente luna,

poi chino il capo: la mia terra è lontana.



(VIII sec. d.C.)

 Li Bai, dinastia Tang

mercoledì 8 febbraio 2012

Sensazione

Nelle sere d'estate andrò per i sentieri,
pizzicato dal grano, pestando i fili d'erba;
ne sentirò, sognante, il fresco sotto i piedi.
E al vento lascerò bagnare la mia testa.

Non dirò più parole, non farò più pensieri:
ma un amore infinito mi salirà nel petto,
e andrò molto lontano, sarò come uno zingaro,
come con una donna per i campi contento.


Arthur Rimbaud

martedì 7 febbraio 2012

Invictus

Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei qualunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.

(1875)


William Ernest Henley

lunedì 6 febbraio 2012

L'albatro

Sovente, per diletto, i marinai catturano degli albatri,
grandi uccelli marini che seguono, indolenti
compagni di viaggio, il bastimento scivolante sopra 
gli abissi amari.

Appena li hanno deposti sulle tavole, questi re
dell'azzurro, goffi e vergognosi, miseramente
trascinano ai loro fianchi le grandi, candide ali, quasi
fossero remi.

Com'è intrigato, incapace, questo viaggiatore alato! 
Lui, poco addietro così bello, com'è brutto e ridicolo.
Qualcuno irrita il suo becco con una pipa mentre un
altro, zoppicando, mima l'infermo che prima volava.

E il Poeta, che è avvezzo alle tempeste e ride
dell'arciere, assomiglia in tutto al principe delle nubi:
esiliato in terra, fra gli scherni, non può per le sue ali
di gigante avanzare di un passo. 


Charles Baudelaire

domenica 5 febbraio 2012

Verso la terra

Quando tempo e distanza
Ingannano i ricordi
- Chi lo ignora? - è amaro
Tornare. Perchè frapposto

Qualcosa sta fra gli occhi
E l'immagine primaria,
Rendendo duramente
Estraneo l'amore.

Sarà forse uno spazio
Vuoto, una luce spenta,
La bellezza vive ormai
Sfiorita in ogni cosa.

Ma tornare deve l'anima,
Come l'uccello in autunno,
E quel passato dolore
Visitare, e quella gioia.

Nube di una mattina
Aurea, ramo di porpora
Accanto a un muro, azzurra
Ombra sotto la luna.

Possibili paradisi
O inferni non capisce
L'anima se non in terra.
Perciò l'anima vuole,

Ormai stanca di sogni
E di deliri tristi,
Tornare alla sua antica
Dimora. E poi unirsi,

Come si unisce la pietra
Nel fondo della sua acqua,
In modo fatale, oscuro,
Con una terra amata.


Luis Cernuda

sabato 4 febbraio 2012

Nannie, oh

Dietro quei colli, dove scorre il Lugar,
tra le molte paludi e brughiere, oh,
il sole invernale ha chiuso il giorno
ed io me ne vado da Nannie, oh.

Il vento dell'ovest sibilando soffia,
la notte è buia e piovigginosa, oh;
ma prendo il mantello e di nascosto me ne vado
al di là dei colli da Nannie, oh.

Nannie è attraente, dolce e giovane:
non abili inganni per conquistarti, oh:
mal ne colga alla lingua adulatrice
che volesse ingannare Nannie, oh.

Ha bello il volto, un cuore sincero,
puro quanto è bella, oh:
la margheritina che s'apre, bagnata di rugiada,
non è più pura di Nannie, oh.

Un giovane campagnuolo son io,
e pochi son quelli che mi conoscono, oh;
ma che m'importa di quanti pochi essi siano?
Son sempre bene accolto da Nannie, oh.

La paga d'un "penny" è quanto possiedo
e debbo saggiamente disporne, oh;
ma le ricchezze del mondo non mi preoccupano:
i miei pensieri son tutti per Nannie, oh.

Il vecchio padrone è felice di veder
prosperare le sue pecore e mucche, oh;
ma altrettanto felice son io, che guido l'aratro
e non ho altri pensieri che Nannie, oh.

Venga la prosperità o l'avversità non m'importa,
prenderò quel che il Cielo mi manda, oh;
nessun altro pensier avrò io per la vita
che vivere ed amare la mia Nannie, oh.

 


Robert Burns

venerdì 3 febbraio 2012

A mio padre

Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l'ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s'accenda
di speranze di poveri di cielo,
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.
 

Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un'ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
"Com'è bella la notte e com'è buona
ad amarci così con l'aria in piena
fin dentro al sonno". Tu vedevi il mondo
nel novilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l'alba.



Da La storia delle vittime (1945)


 Alfonso Gatto

 

giovedì 2 febbraio 2012

A...

Musica, quando tenere voci muoiono
vibra nella memoria;
profumi, quando si ammalano le viole
vivono dentro i sensi che hanno fatto

inebriare. Foglie di rosa, quando la rosa muore
sono a cumuli ai piedi del letto
dell'amata. Così, con i pensieri di te, quando
sarai andata, l'amore stesso dormirà.

Da Posthumous Poems (1821)


Percy Bysshe Shelley

mercoledì 1 febbraio 2012

Il pugno

Il pugno stretto attorno al cuore
allenta un poco la presa, e respiro
chiarore; ma si serra
di nuovo. Quando mai non ho amato
il male d'amore? Ma questo si è spinto

oltre l'amore fino alla mania. Questo ha la stretta
ferrea del folle, questo è
aggrapparsi alla cornice dell'insania, prima
di cadere ululando nell'abisso.

Tieni duro dunque, cuore. Così almeno vivi.



Derek Walcott